Medicine complementari: riducono la spesa sanitaria e allungano la vita
il lunedì 18 luglio 2011 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

Un recente studio pubblicato sull’European Journal of Health Economics mostra come le medicine alternative, o complementari, pesino meno sul bilancio della spesa sanitaria e, in più, abbassino il tasso di mortalità

È un po’ come dire “prendere due piccioni con una fava”, rivolgersi alle medicine complementari, altresì conosciute come alternative o naturali. Per curare, laddove possibile, piccoli e grandi malesseri spesso si può ricorrere a rimedi più dolci e in linea con il proprio essere. Ridurre l’impatto sul fisico e limitare gli effetti collaterali. In questo modo si possono ottenere benefici personali, allungare la vita e ridurre la spesa sanitaria, secondo un recente studio apparso sulla rivista European Journal of Health Economics.

Per concludere che le medicine complementari possono apportare questi vantaggi i ricercatori olandesi, dottori Peter Kooreman ed Erik W. Baars, hanno analizzato i dati assicurativi di circa 150mila persone relativi a 3 anni – nello specifico dal 2006 al 2009.
Oggetto di approfondita analisi sono stati il costo del medico di medicina generale, le cure ospedaliere, la spesa farmaceutica e quella per attività paramediche. Infine sono state tenute in conto le date di nascita e morte degli assicurati.
Dai dati raccolti è emerso come i pazienti di quei medici che hanno maturato anche una formazione in medicina complementare presentassero un tasso di mortalità inferiore e fino al 30%. Al contempo vi era una analoga riduzione della spesa per le cure, con percentuali che cambiano in relazione alla fascia di età e al tipo di medicina complementare utilizzata.

A giustificare la riduzione della spesa sanitaria vi sarebbero un numero inferiore di ricoveri ospedalieri e un naturale ridotto ricorso ai medicinali da prescrizione. Quello che se ne deduce è che i medici che abbiamo seguito una formazione in medicine complementari tenderebbero a privilegiare la prevenzione e a promuovere la salute invece che ricorrere a trattamenti farmacologici intensivi, senza motivate ragioni.
«I dati dello studio – ha dichiarato Alessandro Pizzoccaro, presidente di GUNA S.p.a., azienda specializzata nel settore delle medicine complementari – offrono alla classe politica un importante spunto di riflessione sulla necessità di promozione di un sistema sanitario basato su un rapporto costo/benefici più favorevole, grazie all’integrazione tra medicina tradizionale e complementare. In questo senso la preparazione dei medici diventa essenziale ed è fondamentale intervenire anche sul sistema universitario italiano che ancora oggi non è strutturato con un’adeguata offerta formativa: la maggior parte dei corsi e dei master Universitari in Medicina – conclude Pizzoccaro – è ancora frutto della collaborazione tra aziende come GUNA e associazioni scientifiche tra le quali l’AIOT [Associazione Medica Italiana di Omotossicologia], invece di essere parte integrante dei programmi Ministeriali».

Ecco dunque un motivo, anzi due, in più per rivolgersi alle medicine complementari, laddove sia possibile prevenire e curare, e sotto il consiglio e la guida di un medico esperto. In questo modo potremmo avere la possibilità di stare bene in modo meno invasivo e contribuire alla riduzione della spesa sanitaria globale.
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Source: Ufficio stampa Intermedia


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