SANITA': ALZHEIMER E ODONTOIATRIA, PROF AQUILANO SCOPRE IL COLLEGAMENTO
il martedì 11 marzo 2014 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

di Roberto Santilli

L’AQUILA - Dagli studi di un docente aquilano arrivano importanti novità nel campo della ricerca sulle malattie neurodegenerative.

Recenti studi del professor Vincenzo De Cicco hanno dimostrato infatti che uno squilibrio nel complesso apparato muscolare della mandibola è una delle cause che portano a peggiorare processi cognitivi, fino ad arrivare a patologie come il morbo di Alzheimer.

Si tratta di un passo decisivo nella comprensione e nella cura delle patologie neurodisfunzionali causate da squilibri dei muscoli masticatori, come vengono chiamati in linguaggio scientifico.

De Cicco ha di fatto aperto una finestra fino a oggi impensabile sulle connessioni fra malocclusione dentale e disfunzione dei neuroni del Locus Coeruleus, la sola fonte di produzione della noradrenalina nel sistema nervoso centrale. I suoi lavori scientifici sono già reperibili su Pubmed, circuito medico internazionale.

“È stato dimostrato - spiega - che nell’Alzheimer la neurodegenerazione inizia nel Locus Coeruleus e solo dopo molti anni si estende alla corteccia cognitiva. Sono finalmente riusciuto ad avviare una ricerca per dimostrare l’influenza dell’azione dei muscoli masticatori su questo nucleo”.

Secondo il professore, “lo squilibrio dei muscoli che permettono alla mandibola di serrarsi, valutato mediante esame di elettromiografia di superficie, peggiora i processi cognitivi, attentivi e motori”.

“In parole povere - aggiunge - se la masticazione avviene soltanto da un lato, si iperattiva soltanto l’emisfero corrispondente e si crea uno squilibrio. Per questo è essenziale insegnare ai bambini a masticare in maniera alternata, ovvero un boccone a destra e uno a sinistra, prediligendo cibi di consistenza più dura”.

Per De Cicco, “oltre a favorire uno sviluppo armonico dell’apparato dentale, queste semplici abitudini, che vanno prese in considerazione anche dagli adulti, evitano l’asimmetrica attivazione degli emisferi cerebrali. Questa è una condizione favorente l'insorgere dell’Alzheimer - sottolinea - come ampiamente provato nelle ricerche di laboratorio”.

Il professor De Cicco, impegnato anche su altri fronti, come la terapia anti-invecchiamento cerebrale (anti-aging), vive e lavora da quasi quarant’anni all’Aquila.

Già docente di Neurofisiologia trigeminale clinica presso l’Università di Pisa e di Odondoiatria posturale e neuro-disfunzionale alla “D’Annunzio” di Chieti-Pescara, da tempo è impegnato nello studio tra l’occlusione dentale e le malattie cognitive in età giovanile e adulta.

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