L'Omeopatia piace agli italiani. Il 20% della popolazione si cura con granuli e gocce
il lunedì 18 maggio 2009 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto


Milano, 17 mag.- (Adnkronos/Ign) - L'omeopatia convince sempre di più gli italiani. Negli ultimi anni infatti, secondo recenti indagini Istat, nel nostro Paese si sono affidati a questo tipo di medicina tra gli 8 e i 10 milioni persone, oltre il 20% della popolazione.
Ma l'omeopatia è ormai una realtà importante in tutta Europa. A prescrivere questo tipo di farmaci vi sono più di 20.000 medici e il settore produttivo che, va ricordato, rappresenta il terzo mercato in Europa dopo Francia e Germania, sfiora il fatturato di circa 300 milioni di euro all'anno. Il contributo che le aziende del settore versano allo Stato annualmente sotto forma di contributi ed imposte varie è di circa 50 milioni di euro. Numeri importanti che, nonostante i legacci e le pastoie burocratiche che colpiscono il settore dell'omeopatia, dimostrano quali siano le potenzialità di un settore sempre in espansione.

L'Unione europea, ha emanato nel 2006 la direttiva europea sui farmaci. La normativa ha come obbiettivo l'allineamento tra l'Italia e tutti i Paesi dell'Unione europea in materia di regolamentazione e commercializzazione di nuove categorie di farmaci.

Il farmaco omeopatico rientra a pieno titolo in questo codice. Nella definizione delle procedure di registrazione ed immissione in commercio dei farmaci omeopatici un ruolo di fondamentale importanza è svolto da AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco. In Italia, nonostante le direttive Ue, l'atto amministrativo riguardante l'autorizzazione a registrare nuovi farmaci omeopatici non è stato ad oggi formalizzato, nonostante siano trascorsi oltre 2 anni dal recepimento della direttiva europea.

Questo grave ritardo porterà inevitabilmente a un rallentamento dello sviluppo del mercato e della ricerca, oltre al blocco di molte assunzioni. Non solo: risulta essere prevedibile, da parte della Comunità Europea, anche una sanzione economica che colpirà direttamente tutti i contribuenti.

Paola Frassinetti (Pdl), intervenuta come parlamentare, ma soprattutto come vice presidente della Commissione Cultura e Scienza della Camera, a ''Epatos'', il XXIV congresso nazionale sulla medicina non convenzionale ha sottolineato come ''ciò che in Italia accade è che la direttiva di fatto manca di applicazione, con grave danno non solo al settore produttivo, ma anche ai pazienti e al comparto della ricerca scientifica che come si sa in Italia viene lasciata in gran parte ai privati. Attuare la direttiva europea consentirebbe quindi alle aziende che hanno voglia di investire nel settore della ricerca clinica di liberare risorse''.

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