Meditazione: svuota la mente e riduce lo stress. Perciò agli italiani piace sempre di più
il lunedì 09 gennaio 2012 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

di Donatella Marino e Terry Marocco

L’invito è per le 8 e non è una cena, ci si vede per meditare insieme. Seduti nella posizione del loto, non in una grotta sull’Himalaya ma fra i divani di casa e il tinello. A occhi chiusi si scandisce un mantra che svuoterà la mente, farà sparire la tensione della giornata e levigherà le rughe. Dopo un’ora, chiunque lo abbia fatto almeno una volta nella vita sa che qualcosa è cambiato. In meglio.

Sempre più italiani si affidano alla meditazione, gente che fino a qualche anno fa avrebbe riso di quelli che all’alba facevano tai chi al parco oggi va oltre: camminate meditative sui bordi dei vulcani, soggiorni in monasteri di montagna dove si prega e si puliscono i bagni, viaggi alla ricerca dell’ultimo festival tantrico. Oppure, come è successo in marzo a Roma, al primo festival della meditazione (con 200 visitatori al giorno), per arrivare alla quiete bisognava visualizzarsi come una canna di bambù: forti e fragili, mi piego e non mi spezzo. “Sentirsi vuoti come un bambù e al tempo stesso flessibili dà un senso di libertà” racconta Elena, che spesso utilizza questa tecnica. Perché meditare fa bene. “Insomma, ai monaci cambogiani massacrati dai khmer rossi non è che ha fatto così bene” sorride Riccardo Venturini, professore di psicofisiologia alla Sapienza, maestro della Scuola buddista Tendai e guida del Centro di cultura buddista della capitale. Ma la Cambogia è lontana. Da noi, invece, i centri di ogni genere si moltiplicano: meditazione yoga, zen, vipassana, buddista, trascendentale, induista, taoista, dei nativi americani, shake-balinese. Si pratica su cuscini o tatami, in pantaloni da pescatore alla thailandese o vestiti di bianco, scuotendo il corpo o immobili, concentrati sul respiro.

Oltre metà degli italiani prega almeno una volta alla settimana fuori dai luoghi di culto. Lo afferma un sondaggio condotto dalla Eurisko per il nuovo libro del sociologo Franco Garelli, dal titolo Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo (Il Mulino). Spiega Garelli: “Non sappiamo bene in quali forme, ma non sarebbe apparso nel campione un 23 per cento di agnostici se non ci fossero anche forme di meditazione”. E così la mattina di Natale, invece della consueta messa, c’è chi fa il saluto al sole, come propone Massimo Cantara, presidente dell’associazione Holismos di Poggibonsi, vicino a Siena.

La tendenza è netta, basta vedere l’accresciuto interesse verso manifestazioni come Torino spiritualità. “È un dato superiore all’analoga media europea che, secondo la ricerca European values study, è del 38 per cento. Ed è cresciuta del 10 per cento negli ultimi 10 anni” aggiunge Enzo Pace, docente di sociologia delle religioni all’Università di Padova. Si medita soprattutto nelle case private, piccoli gruppi di una ventina di persone: dal professionista alla casalinga, all’attrice, come i membri della Soka Gakkai, buddisti della corrente giapponese. Tra i fedeli anche Carmen Consoli e Ornella Muti, Sabina Guzzanti e l’attore di teatro Pippo Del Bono, oltre che l’antesignano Roberto Baggio.
“In Italia sono 55 mila membri” informa Roberto Minganti, responsabile delle relazioni esterne della Soka “si riuniscono due volte al mese. Il 60 per cento sono donne ed è presente un’alta percentuale di giovani, molti dei quali sono buddisti di seconda generazione”. Per i buddisti la meditazione è fede, ma non si tratta solo di pratiche religiose. “C’è un 25-30 per cento di italiani che ha un interesse culturale verso l’Oriente e i nuovi movimenti spirituali” precisa Garelli.

Lo yoga è diventato come l’aerobica degli anni 80, in Italia le scuole censite sono 1.300. L’evento più importante è lo Yoga Festival. “Nel 2006 partecipavano un migliaio di persone, ora ne arrivano 6 mila” fa i conti Giulia Borioli, ideatrice dei quattro appuntamenti: Roma, Milano, Merano e Catania, dove sarà dal 10 al 12 febbraio prossimo. All’inizio erano hippie e nostalgici a frequentare questi raduni, oggi in cattedra ci sono professori universitari: “Insegno ai futuri maestri di yoga, perché oltre alle posizioni, che si chiamano “asana”, oggi sono interessati a conoscere le tradizioni orientali” conferma Stefano Piano, esperto di indologia. A Milano Francesca Moratti e Paola Mattei hanno da poco inaugurato l’accademia BeYoga, con oltre 10 istruttori che offrono dalla pratica per bambini alla seguitissima asthanga vinyasa, un metodo che potenzia l’allineamento del corpo. “La gente si sta avvicinando, ma lentamente. Vengono ancora a chiederci se fa dimagrire, ci vanno piano, però in un anno sono raddoppiati i tesserati” sottolinea Moratti.

Non è negazione del mondo, ma sempre più aiuta a stare bene nel quotidiano e nella propria pelle, come la meditazione tantrica praticata da anni da Sting e dalla moglie Trudie. “Il tantra ha allargato la platea perché coltiva le stesse energie, anche fisiche, che utilizziamo nella realtà di tutti i giorni” afferma Raffaele Torella, docente di lingua e letteratura sanscrita alla Sapienza di Roma e autore di Gli aforismi di Shiva, testo tantrico in uscita per la Adelphi. “Selezioniamo i partecipanti ai nostri corsi, scartando chi pensa di trovare sesso facile: la meditazione tantrica è un percorso di crescita” dice Tarisha, assistente di Rhada, fondatrice della scuola Tantralife.

“Consigliati indumenti bianchi” si leggeva nell’invito di Patrizia Calvelli, naturopata a Roma, conosciuta con il nome sannyasi di Anunaya, spedito ai suoi allievi per la commemorazione della nascita di Osho. E sono ben 39 i centri in tutta Italia dove si pratica con le tecniche del guru indiano: “Le meditazioni più richieste sono quelle attive” precisa Laura Paesano, detta Prano, una delle responsabili del centro Osho Kiwani, il principale della capitale.
Ma i guru indiani ormai si possono raggiungere anche sul web. Dalle grotte dell’Himalaya dialogano via Skype o Twitter con i discepoli, con platee da rockstar, come fa Yogiraj Siddanath, seguito su Youtube da oltre 20 mila adepti. Si organizza in rete anche chi pratica il medmob, nuova tendenza che porta la meditazione in massa nelle strade. Su questa scia, a Torino, è nato il Presidio permanente di meditazione. Lo racconta la sua ideatrice, Silvia Fenoglio: “Seguendo il medmob, movimento mondiale nato ad Austin in Texas da una pagina su Facebook, abbiamo pensato di replicarlo iniziando da Torino. A luglio, 120 persone si sono sedute in piazza Castello a meditare per oltre un’ora”. Il prossimo appuntamento sarà a Roma il 21 gennaio, in piazza del Popolo. Ma, come spiega Venturini, non sempre è un sintomo di nuova spiritualità: “C’è anche un aspetto di turismo spirituale: persone che si spostano da un gruppo all’altro, in cerca di un antidoto alla solitudine o di un’alternativa più o meno gratuita alla psicoterapia”.
Intanto il “vuoto della mente” entra anche negli ospedali, per alleviare la sofferenza. “Ho un’allieva che tiene meditazioni in un reparto oncologico” afferma Elena Viviani, guida spirituale della storica associazione Zen Soto di Torino Il Cerchio vuoto. C’è chi la insegna in carcere, come Dario Doshin Girolami, monaco buddista che dirige il Centro Zen l’Arco di Roma e che medita con i detenuti e gli agenti di Rebibbia. Il regista David Lynch non ha mai perso una seduta di meditazione trascendentale da 34 anni, affermando che “è una tecnica molto semplice per tuffarsi all’interno del proprio sé”. Portata in Italia negli anni Sessanta da Maharishi, è praticata da più di 47 mila persone: oltre 600 studi scientifici effettuati da 250 università testimoniano come migliori la vita in ogni aspetto. Bastano 20 minuti mattino e sera, seduti a occhi chiusi.

“È semplice e sofisticata, ha bisogno di un insegnante per le prime quattro volte, poi si può continuare da soli” ragiona Roberto Baitelli, che la insegna da quasi quarant’anni. Oggi sbarca anche nelle scuole, la prima è una media vicino a Catania. Sono in aumento le richieste delle aziende di introdurla per diminuire lo stress, come ha fatto la General Motors. In pellegrinaggio a Baschi, dove c’è la sede principale, è un pubblico trasversale, soprattutto quaranta-cinquantenni: “Sono agiati, con esistenze riuscite, ma confessano che nelle loro vite manca qualcosa” conclude Andrea Bianetti, segretario dell’associazione. Non stupisce quindi il progetto Abigail, che sarà lanciato quest’anno per diffondere lo yoga e la meditazione tra i dirigenti d’azienda italiani. In questo momento i più stressati di tutti.


redazione

Lunedì 9 Gennaio 2012

Fonte


Copyright © 2009-2020 Maria Grazia Mauri

Webmaster Maria Grazia Mauri