Operatori di Shiatsu contro il Comune "Non siamo estetisti"
il venerdì 16 marzo 2012 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

La rivolta dopo le nuove norme:
andremo al Tar
letizia tortello
torino

Dopo i massaggiatori cinesi, anche gli operatori shiatsu sono su tutte le furie. L’oggetto della protesta è il regolamento adottato di recente da Palazzo civico per disciplinare l’attività di estetica. Una norma che ha già messo in croce i gestori orientali dei centri relax, obbligati ad assumere un estetista come direttore tecnico per essere a norma.

La medesima delibera comunale coinvolge anche gli shiatsuka, cioè gli operatori della disciplina di origine giapponese, che sono sempre più preoccupati perché le loro attività rischiano di fallire in massa. Da regolamento, infatti, il vincolo dell’estetista obbligatoria li costringe a pagare uno stipendio in più, a «un dipendente per noi inutile, perché non sa nulla di shiatsu», spiega Valter Vico, torinese, consigliere della Fis (Federazione Italiana Shiatsu) Insegnanti e Operatori. Il suo allarme è perentorio: «Con queste regole, chiuderemo tutti. Non abbiamo le risorse per mantenere un diplomato in estetica. La sua presenza sarebbe comunque superflua».

I centri shiatsu (circa 2000 in città) sono per la maggior parte attività che si reggono sulle partite Iva di singoli professionisti. La delibera del Comune minaccia di mettere in crisi l’intero comparto, perché i titolari saranno esposti a multe salate, addirittura alla chiusura se non si adegueranno. «E' quanto è successo a una collega di Orbassano - continua Vico -. Qualche settimana fa ha dovuto abbassare la serranda, a seguito di un controllo dei vigili, rimanendo da un giorno all'altro senza un lavoro».

Per questo sono determinati a dare battaglia, contro il regolamento che definiscono «inutile e inadeguato». Si sono riuniti mercoledì sera, in un incontro fiume che aveva lo scopo di concordare le mosse della protesta: «Stiamo preparando un ricorso al Tar. Impugneremo l’atto amministrativo, insieme agli altri colleghi (riflessologi plantari, operatori ayurveda, naturopati e gli stessi massaggiatori cinesi)». A questo seguiranno «altre azioni e dimostrazioni, per convincere gli amministratori che non abbiamo nulla a che fare con l'estetica». Ad aprile, a Torino, ci sarà un convegno nazionale, per ragionare sul futuro del settore. «Forse servirà anche presentarsi tutti quanti a Palazzo Civico - aggiunge il consigliere Fis -, per omaggiare i consiglieri di una seduta shiatsu. Così chiariranno finalmente in cosa consiste la nostra disciplina».

Non certo in un massaggio, puntualizzano. E rivendicano una precisa autonomia, anche normativa, come si legge in una lettera inviata all’assessore al Commercio, Giuliana Tedesco: «Apparteniamo alle tecniche bionaturali. Lo shiatsu si svolge esercitando pressioni con il palmo e con il pollice sulla persona vestita. Non si prevede l’uso di oli o creme, né si adotta alcuna tecnica tipo frizioni, impastamenti, sfioramenti. Il riferimento teorico è il sistema dei meridiani e si basa sul Taoismo, il Buddismo Zen e la Macrobiotica». Tra gli shiatsuka serpeggia il sospetto che «Palazzo civico voglia dare alle estetiste l’esclusiva di tutte le attività di manipolazione del corpo umano», dice Vico, che chiede a nome degli associati un chiarimento sull’interpretazione della delibera.

Anche perché il regolamento comunale impone di fatto un doppio vincolo: gli operatori shiatsu, per poter esercitare, devono aver frequentato tre anni di corso. Una fatica costosa, che però non basta. A fare da garante della loro professionalità, ora, può essere solo un estetista diplomato.


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