I perduti amori della salvia e l'odio dell'edera
il venerdì 20 novembre 2009 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto



ELENA LISA
MILANO

Una scoperta incredibile, che porta in sé il seme della rivincita: i «pollici verdi», che fino a oggi hanno affettuosamente dato nomi a cactus, gardenie e rose, e hanno allestito serre con musica classica, convinti dell’utilità delle sinfonie di Beethoven per rendere le giornate di fiori e piante meno stressanti, finalmente potranno rivalersi su quanti finora li hanno presi per pazzi.

Secondo lo studio di una ricercatrice, Susan A. Dudley, ecologa evolutiva delle piante, che lavora all'Università McMaster di Hamilton, nell'Ontario, il mondo vegetale, proprio come quello animale, avrebbe, infatti, «una vita sociale segreta». La ricerca, cominciata l’anno scorso e resa nota dalla rivista «Biology Letters», non lascia dubbi: ci sono piante capaci di riconoscere i «parenti», altre che crescono più rigogliose, se accanto hanno specie simili e altre ancora, dal carattere impossibile, che aggrediscono chi sta loro vicino per prepotenza e per «antipatia». Le prove scientifiche, in pratica, descrivono un comportamento vegetale tutt’altro che immobile e passivo, ma fatto piuttosto di percezioni e interazioni con il mondo circostante.

«Chi ha la passione del police verde lo sa bene – dice Anna Carbognin, presidente dell’associazione fioristi di Milano e provincia, che ha al suo attivo circa mille associati –. La menta, per esempio, è una pianta prepotente. Sta buona e calma finché vive isolata, ma, se le si piazza accanto un’altra specie aromatica, le sue radici diventano così aggressive che riescono a sfondare quelle della malcapitata». Una guerra per la conquista del territorio: come quella che dichiara l’edera, pronta a soffocare tutto ciò che le capita a tiro per godersi un po’ di spazio in più. Ma la ricerca americana dice anche altro: le piante hanno il senso del branco e se ne servono, come gli uomini e gli animali, per far fuori i nemici e cacciare prede. Come la «Impatiens pallida», più conosciuta come «gamba di vetro», che produce larghe foglie e piccoli fiori chiari e che, quando è circondata da «parenti», sviluppa le sue radici, rendendole più forti e salde. Oppure la «Cakile edentula», della famiglia dei fiori di lavanda, soprannominata dai ricercatori «razzo marino», perché spara dei germogli che diventano tossici, se accanto ci sono specie che non sono la sua. Diversamente rilascia del nutrimento se le riconosce come della famiglia.

«Quando studiavo - ha commentato Susan Dudlay - i miei colleghi davano per scontato che alcune piante crescessero più di altre per una questione genetica. Nessuno ha mai pensato vi fossero degli elementi sociali dietro l’eventuale sviluppo di un dato vegetale. Io sono andata alla ricerca di questi elementi e, quando li ho trovati, è stato uno shock». Certo, comprendere l’intero sistema di comunicazione usato dalle piante richiederà molto tempo. Ma già adesso altre ricerche confermano la Dudley: quelle delle università del Delaware e della California hanno sottolineato la solidarietà tra piante parenti, analizzando la salvia comune. In presenza di un familiare ferito, rilascia sostanze che potenziano il sistema immunitario dell’intero gruppo.

«Piante intelligenti», quindi, ma che potrebbero far poco senza la luce. È grazie al sole se riescono ad «annusarsi» fino a riconoscersi. La ricerca ha dimostrato che alcune percepiscono piante vicine potenzialmente concorrenti, sfruttando lievissimi cambi di luminosità. Riflettendo e assorbendo determinate lunghezze d'onda della luce solare, si alterano in modo tale da venire riconosciute solo da quelle della stessa famiglia. Ma gli scienziati hanno scoperto anche piante dotate di sistemi per raccogliere informazioni su altre specie grazie ad elementi chimici rilasciati nel terreno e nell'aria. «Ci sono germogli – dice ancora il presidente dell’associazione fiorai – che non sono ancora in grado di produrre zuccheri attraverso la fotosintesi e che, come vermiciattoli, si muovono in direzione di esemplari vicini dalle quali attingere nutrimento. Comportamenti che noi osserviamo con curiosità, ma che mai ci sogneremmo di raccontare ai nostri clienti.Non fosse altro per non creare il panico da “invasione di piante animate”».


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