Il primato toscano della medicina integrata
il giovedì 16 luglio 2009 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto


Beniamino Bonardi

SANITÀ — Nell’ospedale di Pitigliano alle cure tradizionali si affiancano quelle complementari: omeopatia, agopuntura e fitoterapia. Il verde Roggiolani, ideatore del progetto: «Così il paziente diventa protagonista della sua guarigione». —

In Toscana, è in fase avanzata di realizzazione il progetto di trasformazione dell’ospedale di Pitigliano nel primo centro italiano di medicina integrata, una struttura, cioè, dove saranno offerte ai pazienti, insieme ai trattamenti della medicina tradizionale, anche quelli delle medicine complementari: omeopatia, agopuntura e fitoterapia.

Medicine complementari e non più alternative, sottolinea l’ideatore del progetto, il verde Fabio Roggiolani, presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale della Toscana, che ricorda come al mondo esistano «ospedali di medicina complementare e di medicina classica; la seconda ha soppiantato l’altra e ne ha cercato l’annientamento.
L’omeopatia si è difesa cercando di riaffermare il suo essere “alternativa”; noi riteniamo invece che questi due approcci medici debbano formare un insieme integrato alla medicina: ovvero che si sappia usare i farmaci, tutti, ma che non se ne abusi e che si renda il paziente protagonista della propria guarigione. Creare delle équipe ospedaliere integrate può portare risposte terapeutiche a quelle patologie che non trovano soluzioni e può rispondere al dovere di curare patologie complesse e spesso non curabili per la resistenza ai farmaci, sviluppatasi in una parte della popolazione.

Vogliamo dare queste risposte a tutti, non più a una élite culturalmente elevata e matura come finora è avvenuto». L’ospedale di Pitigliano, sito in provincia di Grosseto, ha una posizione baricentrica tra Toscana e Lazio, l’idea è stata subito sostenuta dai sindaci dei Comuni della zona ed è contornato da aree termali come Sorano e Saturnia, che possono integrarsi con le discipline bionaturali. Omeopatia, agopuntura e fitoterapia sono state scelte perché sono le medicine complementari a maggiore diffusione, con scuole radicate e importanti, e anche una condivisione con l’Ordine dei medici.

Il progetto, per il quale la Regione Toscana ha fatto un primo stanziamento di centomila euro, trova corrispondenza anche a livello universitario. A Siena, infatti, è stato organizzato il primo master europeo in medicina integrata, con durata biennale. Negli Stati Uniti sono più avanti: nel 2004, 36 università si sono riunite in un consorzio per la medicina integrata, che viene insegnata agli studenti delle facoltà di medicina, seguendo linee guida comuni.

L’ospedale di Pitigliano è dotato di due reparti, una cinquantina di letti in tutto, più il day hospital oncologico e gli ambulatori. Nell’organico della struttura sono stati inoltre previsti tre nuovi posti per medici legati al mondo della medicina complementare. «Tenere separate medicina classica e medicine complementari è stato un errore del Novecento », afferma Simonetta Bernardini, pediatra ed endocrinologa, e presidente della Società italiana di omeopatia e medicina integrata, che coordina il comitato scientifico del progetto dell’ospedale di Pitigliano.

«La medicina è una soltanto e non mi stancherò mai di oppormi con fermezza a un’interpretazione deviante dell’omeopatia, nel caso la si volesse considerare una medicina “non convenzionale” e in alternativa alla medicina accademica. La medicina omeopatica è un metodo diagnostico e terapeutico che arricchisce la biomedicina occidentale, arricchisce noi medici di strumenti di cura. Arricchisce i cittadini di possibilità terapeutiche.
La medicina del futuro non potrà che essere la medicina integrata, ovvero un’armoniosa e sinergica coesione di più discipline mediche, praticate secondo lo spirito dell’alleanza terapeutica, rifuggendo da ogni pregiudizio, preconcetto e da ogni inutile rivalità. I meriti della medicina convenzionale sono innegabili. Tuttavia oggi sono in progressivo aumento le malattie croniche, nei confronti delle quali la terapia farmacologica convenzionale è poco efficace in termini di guarigione e gravata di effetti collaterali spesso insostenibili.

In molte malattie croniche l’omeopatia rappresenta un valido strumento di cura, capace di diminuire il consumo di farmaci, migliorare la qualità della vita degli ammalati e promuovere la guarigione». Con una legge del 2007, la Regione Toscana ha riconosciuto come medicine ufficiali l’omeopatia, l’agopuntura e la fitoterapia.

Per la dottoressa Bernardini, però, è necessaria una legge nazionale di regolamentazione del settore delle medicine complementari, che sono utilizzate da un quarto della popolazione italiana, mettendo i cittadini «al riparo dai fenomeni di abusivismo della professione medica da parte di figure non mediche e da parte di operatori improvvisati».

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