Accoppiate alle verdure e alle insalate. Grattugiate al posto del pangrattato. Mescolate a cereali e yogurt. Mangiate con una mela a merenda. E, soprattutto, consumate quando si fanno pasti ricchi di carboidrati. Mandorle, mandorle, suggeriscono recenti studi: mai farne senza. Ma ecco il perché. Alcuni studi hanno dimostrato che dopo aver mangiato delle mandorle, nel sangue di un gruppo di volontari risultavano ridotti i parametri che indicano i danni da radicali liberi, questo probabilmente grazie all’elevata dose di antiossidanti presenti nella pelle di questa frutta secca. E ciò spiegherebbe anche perché le mandorle diminuiscano il rischio di problemi coronarici.
Ma c’è di più. Si è visto che aiutano a stabilizzare la glicemia. Studi canadesi sottolineano che le mandorle frenano l’appetito e contrastano la formazione dei cosiddetti «Age», molecole «prodotti finali della glicazione», complici di molti processi degenerativi dell’invecchiamento. E sarebbero preziose per diminuire la risposta all’insulina in seguito a pasti ricchi di carboidrati.
A questo proposito i ricercatori dell’Università di Toronto, guidati da D. J. Jenkins, hanno valutato gli effetti di cinque pasti sui livelli di glucosio, di insulina e degli antiossidanti presenti nel sangue. Le persone dovevano consumare due pasti di controllo, che includevano il pane, e tre pasti campione con rispettivamente mandorle (60 g) e pane, riso parboiled e purè di patate. Tutti i pasti avevano pari quantità di carboidrati, grassi e proteine.
Ebbene: l’indice glicemico successivo ai pasti a base di riso e di mandorle è risultato molto inferiore rispetto a quello a base di papate: 38 e 55 contro 94. Anche se non è sempre possibile consumare una manciata di mandorle a ogni pasto ricco di carboidrati, consigliano quindi i ricercatori, è però bene aggiungere qualche mandorla ai pasti ogni volta che si può.
Fonte
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