di Daniela Condorelli
Il governo ha prenotato 48 milioni di dosi. Ma, dai medici ai pazienti, si allarga il fronte del rifiuto: 'Troppo allarmismo, il virus non è aggressivo'
Vaccino, no grazie. Abbiamo prenotato 48 milioni di dosi contro l'influenza H1N1 ma l'avanzata del fronte del no rischia di lasciarne larga parte negli armadi. Non si vaccinerà neanche il viceministro della Salute Ferruccio Fazio, che pure conta di raggiungere con i prodotti di Novartis e Sanofi il 40 per cento della popolazione. Fazio spiega di aver deciso per il no perché non appartiene alle categorie a rischio, operatori sanitari in primis. Peccato però che sei medici su dieci non abbiano alcuna intenzione di fare il vaccino. Lo ha rivelato un sondaggio della Federazione dei medici di medicina generale. E sono in buona compagnia: in Francia, Gran Bretagna, Canada e Israele sale il numero dei no. Anche New York si sta ribellando alla vaccinazione obbligatoria, mentre in Spagna è partita una mobilitazione sottoscritta da oltre 30 blog sanitari.
Spiega Gianluigi Passerini, della Società europea di qualità in medicina generale: "Non mi vaccino per non dare ai pazienti un messaggio allarmistico. Questo virus non è aggressivo e non c'è motivo per spingere sull'acceleratore". Concorda il medico di base Mario Nejrotti, direttore di torinomedica.com: "La decisione di vaccinare gli operatori sanitari deve basarsi su criteri di diffusione e gravità di un virus. Qui manca la gravità". Sulla stessa linea Guido Giustetto, del gruppo indipendente nograziepagoio.it: "Al momento la preoccupazione non è medica, ma sociale. Si teme che scuole, ospedali e uffici si svuotino per l'influenza. Ma questa è una ragione valida per una campagna di vaccinazione solo se il prodotto è efficace e sicuro". Lo è davvero? Un vaccino simile è stato fabbricato negli Usa nel 1976, ma ha dato luogo a casi di una grave malattia neurologica, la sindrome di Guillan-Barré. A denunciarlo, tra gli altri, è l'epidemiologo della Cochrane Collaboration, Tom Jefferson. Sarà per questo che le case farmaceutiche hanno fatto firmare ai governi contratti capestro in cui i produttori non sono perseguibili per eventuali effetti collaterali, ma saranno addirittura risarciti in caso di danni causati a terzi?
La stessa Corte dei conti, controllando il contratto italiano, ha sollevato interrogativi. Che dire, per esempio, del fatto che l'articolo 9.3 del contratto prevedeva di pagare a Novartis 24 milioni anche se il prodotto non avesse ottenuto l'autorizzazione all'immissione in commercio? I chiarimenti non arriveranno mai perché la stessa Corte conclude che, "vista la somma urgenza dell'intervento, non procederà alla disamina dei punti sollevati dall'ufficio di controllo".
Un richiamo all'informazione consapevole viene dalla referente per le vaccinazioni dell'Associazione culturale pediatri, acp.it Luisella Grandori: "Al momento abbiamo a disposizione dosi del vaccino Focetria della Novartis che contiene un adiuvante, l'MF59". Non è chiaro perché il nostro governo abbia prenotato un vaccino con un potenziatore quando persino Anthony Fauci, che dirige il Dipartimento per le malattie infettive dei National Institutes of Health, ha dichiarato di non sentirsi tranquillo sulla formula potenziata. In America si è deciso di non mettere adiuvanti nei vaccini per i bambini perché non c'è abbastanza tempo per raccogliere dati. Lo ammettono gli stessi ricercatori Novartis. L'ultimo studio, appena uscito sul 'Pediatric Infectious Disease Journal', conclude che servono altri dati sulla sicurezza. C'è poi la questione dell'uso di confezioni di vaccino multidose che contengono Thiomersal, un sale di mercurio che già nel 2000 la Food and Drug Administration chiese di togliere perché potenzialmente tossico.
E parlando con i medici di famiglia si scopre che neanche i pazienti smaniano per vaccinarsi. Del resto ciò che è successo in Australia, dove l'ondata di suina si è ormai conclusa, non può che raffreddare l'allarme. Su una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti sono state 179 le morti associate al virus, mentre ne erano state previste 3 mila. Non lo dice persino il testimonial Topo Gigio che "l'influenza A è una normale influenza"?
(30 ottobre 2009)
Fonte
questo oggetto è tratto da Da Cuore a Cuore
( https://www.dacuoreacuore.it/e107_plugins/content/content.php?content.315 )