Lettera aperta di protesta per sollecitare il recepimento della direttiva europea sui farmaci che prevede l'equiparazione dei prodotti omeopatici per l'immissione sul mercato delle novità, per la pubblicità e per l'inserimento delle indicazioni terapeutiche
Il mondo dell’omeopatia è sul piede di guerra. Imprese, medici, pazienti hanno deciso di fare sentire la loro voce stanchi della situazione di stallo che ancora vige in Italia, dove a tre anni dall’entrata in vigore della legge che ha recepito la direttiva europea sui farmaci, ancora nulla è cambiato. La legge, insomma, c’è, il punto è che non è stata messa in pratica.
In sostanza, al contrario degli altri Paesi europei, in Italia non è ancora possibile immettere sul mercato nuovi farmaci omeopatici, non è possibile fare pubblicità al farmaco omeopatico e non è possibile inserire le indicazioni terapeutiche.
«Migliaia di medici italiani - si legge in un documento di protesta - raggruppati sotto la sigla di A.I.O.T. (Associazione Medica Italiana di Omeopatia, Omotossicologia e Medicina integrata), la maggiore Associazione di Medicina Complementare in Italia, esprimono a tre anni dal recepimento della Direttiva Europea sui Farmaci, profonda preoccupazione per la mancata attuazione della Direttiva stessa».
«L’attuazione degli articoli riferiti al medicinale omeopatico - prosegue il comunicato - consentirebbe finalmente l’eliminazione di quei divieti che per anni hanno colpito e discriminato l’intero settore dell’omeopatia e che a oggi ancora creano difficoltà oggettive agli operatori sanitari ed ai milioni di utilizzatori.
In Italia sono circa 9/10 milioni i cittadini che si curano con medicinali omeopatici e va ricordato che nonostante i pretestuosi attacchi verso questa disciplina, il nostro Paese è il terzo in Europa, dopo Francia e Germania, nell’utilizzo di questi farmaci.
Dal 1995, in Italia, non è possibile immettere sul mercato nuovi farmaci omeopatici, non è possibile fare pubblicità al farmaco omeopatico e non è possibile inserire le indicazioni terapeutiche. Tutto ciò crea un danno al cittadino, alle aziende, che vedono limitate le proprie risorse per gli investimenti in ricerca medico-scientifica e soprattutto agli oltre 20.000 medici che scelgono in scienza e coscienza di usare i medicinali omeopatici e che, per l’impossibilità di disporre di nuove armi terapeutiche, vedono limitate le proprie possibilità di cura».
«Ci aspettiamo e sollecitiamo - conclude il comunicato -, un intervento chiaro e forte da parte delle Istituzioni preposte al fine di porre termine a questa paradossale situazione».
Fonte
questo oggetto è tratto da Da Cuore a Cuore
( https://www.dacuoreacuore.it/e107_plugins/content/content.php?content.248 )