Tratto da: LA SCIENZA DELL’INTENZIONE– LYNNE MC TAGGART
Come usare il pensiero per cambiare la tua vita e il mondo
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Il fisico William Tiller (nella foto a sinistra) dell’Università di Stanford costruì un ingegnoso apparecchio per misurare l’energia prodotta dai guaritori. L’apparecchiatura scaricava un flusso costante di gas e registrava l’esatto numero di elettroni che pulsavano mentre venivano emessi con la scarica.
Ogni aumento del voltaggio sarebbe stato catturato dal contatore di pulsazioni.
Nel suo esperimento, Tiller chiedeva ai volontari ordinari di mettere le mani a quindici centimetri circa dal suo apparecchio mantenendo un’intenzione mentale volta ad aumentare il ritmo del conteggio.
Nella maggior parte degli oltre mille esperimenti del genere, Tiller scoprì che mentre veniva mantenuta l’intenzione il numero di impulsi registrati aumentava di 50.000 e tale restava per cinque minuti. Questi aumenti avevano luogo anche se un partecipante non era vicino al macchinario, purchè mantenesse l’intenzione. Tiller concluse che i pensieri diretti verso un obbiettivo producono un’energia fisica dimostrabile, anche a distanza.
Scoprii altri due studi che misuravano le effettive frequenze elettriche emesse da persone che stavano impiegando l’intenzione. Uno studio misurava l’energia di guarigione e l’altro esaminava l’energia generata da un maestro di Qigong cinese durante i periodi in cui emetteva il qi (termine cinese per energia o forza vitale). In entrambi i casi le misurazioni furono identiche: dai guaritori venivano emessi livelli di frequenza di 2-30 hertz.
Questa energia sembrava anche modificare la natura molecolare della materia. Scoprii un corpo di prove scientifiche che esaminavano le alterazioni chimiche provocate dall’intenzione.
Bernard Grad, professore associato di biologia alla McGill University di Montreal, aveva esaminato l’effetto dell’energia di guarigione sull’acqua che veniva usata per irrigare le piante. Dopo che un gruppo di guaritori aveva inviato l’energia di guarigione a dei campioni di acqua, Grad li analizzò chimicamente tramite la spettroscopia all’infrarosso, scoprendo che l’acqua trattata dai guaritori aveva subito un cambiamento fondamentale nel legame tra ossigeno e idrogeno nella sua composizione molecolare. Il legame idrogeno tra le molecole era diminuito analogamente a quello che accede nell’acqua esposta a magneti.
Diversi altri scienziati confermarono le scoperte di Grad; dei ricercatori in Russia scoprirono che durante la guarigione i legami idrogeno-ossigeno nelle molecole di acqua subivano distorsioni nella microstruttura cristallina.
Questo genere di cambiamenti può avere luogo semplicemente mediante l’atto dell’intenzione.
In uno studio, dei meditatori esperti inviarono un’intenzione per influenzare la struttura molecolare dei campioni di acqua che tenevano in mano durante la meditazione. Quando in seguito l’acqua fu esaminata con lo spettrofotometro a infrarosso, molte delle sue qualità essenziali, e in particolare le sue caratteristiche di assorbenza (la quantità di luce assorbita dall’acqua a una particolare lunghezza d’onda), erano state significativamente alterate. Quando qualcuno trattiene un pensiero focalizzato, è possibile che modifichi la struttura molecolare stessa dell’oggetto della sua intenzione.
Nella sua ricerca, Gary Schwartz (nella foto a sinistra) si chiedeva se l’intenzione si manifestasse soltanto come energia elettrostatica. Forse anche l’energia magnetica giocava una sua parte. I campi magnetici possedevano naturalmente una maggiore potenza, più energia “in controfase”. Il magnetismo sembrava essere l’energia più potente e universale;la Terra stessa è profondamente influenzata dalla sua stessa debole pulsazione di energia geomagnetica. Schwartz ricordava uno studio effettuato da William Tiller, in cui dei sensitivi erano stati introdotti in una serie di apparecchi vari che bloccavano diverse forme di energia, producendo risultati migliori del solito all’interno di una gabbia di Faraday, che impediva soltanto il passaggio dell’energia elettrica, ma peggiori quando erano posti in una stanza magneticamente schermata.
Da questi primi studi, Schwartz dedusse due importanti implicazioni: la guarigione può generare un’impennata iniziale di elettricità, ma il vero e proprio meccanismo di trasferimento può essere magnetico. In realtà, sembra che sia possibile influenzare i fenomeni psichici e la psicocinesi diversamente, semplicemente per mezzo di diversi tipi di schermatura. I segnali elettrici potrebbero interferire con il processo, mentre i segnali magnetici lo intensificherebbero.
Per verificare quest’ultima idea, Schwartz venne contattato da una sua collega, Melinda Connor, sui quarantacinqueanni, che aveva conseguito il dottorato e provava interesse per la guarigione. Il primo ostacolo consistette nel trovare un accurato mezzo per captare i segnali magnetici. Misurare i campi magnetici a bassa frequenza è complicato, e richiede l’uso di una costata apparecchiatura estremamente sensibile chiamata SQUID, (Superconducting quantum interference devices, superconduttore di interferenze quantiche). Uno SQUID, che può costare fino a quattro milioni di dollari, di solito occupa una stanza che è stata magneticamente schermata allo scopo di eliminare il rumore che si irradia dall’ambiente.
Il massimo a cui poterono arrivare, Schwartz e Connor con il loro limitato budget, fu uno SQUID da poveri diavoli, un gaussmetro portatile a triplice asse alimentato a batteria, originariamente concepito per misurare l’inquinamento elettromagnetico mediante l’individuazione di campi magnetici dalla frequenza extra bassa (ELF).
Il gaussmetro era abbastanza flessibile da rilevare un millesimo di gauss, un impulso estremamente debole di un campo magnetico. Per Schwartz, questo livello di sensibilità era più che adeguato al compito.
A Connor venne in mente che il modo per misurare il cambiamento nei campi magnetici a bassa frequenza consisteva nel contare il numero di cambiamenti nella lettura del contatore nel corso del tempo.
Mentre registrava semplicemente i campi magnetici stabili dell’ambiente, l’apparecchio avrebbe registrato soltanto una deviazione leggera, inferiore a un decimo di gauss, mentre in presenza di un campo magnetico oscillante, ovvero con cambiamenti di frequenza periodici, i numeri avrebbero continuato a cambiare, diaciamo da 0,6 a 0,7 a 0,8, per ritornare a 0,6.
Quanto più grande e frequente è il cambiamento, che sarebbe stato registrato dal numero di cambiamenti sul quadrante, tanto più probabile che il campo magnetico sia stato influenzato da una fonte di energia diretta.
Connor e Schwartz radunarono un gruppo di praticanti di Reiki,
l’arte di guarigione sviluppata un secolo fa in Giappone, ed eseguirono misurazioni accanto a entrambe le mani di ogni guaritore durante i periodi in cui alternativamente essi “facevano scorrere l’energia” o rimanevano a riposo, a occhi chiusi. Successivamente, i due riunirono un gruppo di “maestri guaritori” con una sostanziosa documentazione di drastiche guarigioni coronate da successo. Ancora una volta, Connor e Schwartz effettuarono delle misurazioni del campo magnetico vicino a ogni mano, mentre i maestri guaritori facevano scorrere l’energia ed erano a riposo, dopodichè confrontarono le misurazioni del gruppo Reiki con quelle eseguite sulle persone che non erano state addestrate alla guarigione.
Una volta che ebbero analizzato i dati, Schwartz e Connor scoprirono che entrambi i gruppi di guaritori avevano dimostrato significative fluttuazioni nelle pulsazioni estremamente basse di un campo magnetico che emanava da entrambe le mani. Un gigantesco aumento delle oscillazioni del campo magnetico aveva luogo ogni volta che un guaritore iniziava a far scorrere l’energia. Tuttavia, l’impennata di energia più profonda partiva dalle loro mani dominanti. Il gruppo di controllo delle persone che non erano guaritori allenati non dimostrarono lo stesso effetto.
Poi Schwartz confrontò gli effetti prodotti dal gruppo Reiki con quelli dei maestri guaritori scoprendo un’altra enorme differenza. I maestri guaritori raggiungevano una media prossima a un terzo di cambiamenti nel campo magnetico in più al minuto rispetto ai guaritori Reiki.
I risultati dello studio sembravano chiari.
Schwartz e Connor ottennero la prova del fatto che l’intenzione diretta si manifesta tanto come energia elettrostatica che magnetica, ma scoprirono anche che l’intenzione era analoga al suonare il pianoforte: era necessario imparare a farlo e alcuni lo facevano meglio di altri.
Ma la possibilità che la guarigione fosse un effetto magnetico non spiegava la guarigione atraverso distanze remote. In alcuni casi i guaritori inviavano l’energia di guarigione da migliaia di chilometri e l’effetto non diminuiva con la distanza.
In uno studio sui pazienti di AIDS che erano migliorati per mezzo della guarigione a distanza, i quaranta guaritori che vi presero parte inviarono l’energia di guarigione a pazienti che si trovavano a San Francisco da località sparse in tutti gli Stati Uniti. Come i campi elettrici, i campi magnetici decrescono con la distanza: verosimilmente gli effetti magnetici ed elettrici erano un aspetto del processo, ma non quello centrale. Sembrava trattarsi piuttosto di un campo quantico, qualcosa di più simile alla luce.
Schwartz iniziò a considerare la possibilità che il meccanismo che creava l’intenzione avesse origine con i minuscoli componenti della luce emessi dagli esseri umani. A metà degli anni 70 un fisico tedesco di nome Fritz-Albert Popp si era imbattuto nel fatto che tutte le cose viventi, dalla più essenziale delle piante unicellulari al più sofisticato degli organismi come l’essere umano, emettevano una piccolissima corrente di fotoni costante, minuscole particelle di luce. Egli le chiamò “emissioni biofotoniche” e ritenne di aver scoperto il canale di comunicazione primario di un organismo vivente: l’organismo si serviva della luce come mezzo si segnalazione nei confronti di se stesso e del mondo esterno.
Per più di trent’anni, Popp (nella foto a sinistra) ha continuato a sostenere che era questa debole radiazione, e non la biochimica, a essere l’autentica forza trainante nell’orchestrazione e coordinazione di tutti i processi cellulari del corpo. Le onde di luce offrivano un perfetto sistema di comunicazione capace di trasferire informazioni quasi istantaneamente attraverso un organismo. Che il meccanismo di comunicazione di un essere vivente fosse costituito da onde invece che da sostanze chimiche risolveva anche il problema centrale della genetica, vale a dire come facciamo a crescere e ad assumere una forma finale a partire da un’unica cellula. Questo spiegava anche come il nostro corpo riuscisse a svolgere compiti utilizzando diverse sue parti contemporaneamente. Popp teorizzò che questa luce fosse simile a un diapason principale che emetteva certe frequenze, che venivano seguite da altre molecole del corpo.
Numerosi biologi, come il biofisico tedesco Herbert Frohlich, avevano suggerito chen un certo tipo di vibrazione collettiva spingesse le proteine e le cellule a coordinare la loro attività. Ciononostante tutte le teorie del genere vennero ignorate fino alle scoperte di Popp, in gran parte perchè nessuna apparecchiatura era abbastanza sensibile da confermare la loro validità.
Con l’aiuto di uno dei suoi studenti, Popp costruì la prima di tali macchine, un fotomoltiplicatore che catturava la luce e ne contava i fotoni uno per uno, e condusse per anni un’impeccabile sperimentazione che dimostrò che queste minute frequenze erano principalmente immagazzinate ed emesse dal DNA cellulare. L’intensità della luce negli organismi era stabile, e si estendeva da alcuni fotoni ad alcune centinaia al secondo per centimetro quadrato di superficie della cosa vivente, finchè l’organismo in qualche modo non veniva disturbato o si ammalava, e a quel punto la corrente aumentava o diminuiva bruscamente. I segnali contenevano preziose informazioni relative allo stato di salute del corpo e agli effetti di qualsiasi particolare terapia. Le vittime del cancro avevano meno fotoni, per esempio. Era quasi come se la loro luce si stesse spegnendo.
Inizialmente denigrato per la sua teoria, Popp venne in seguito riconosciuto dal governo tedesco e poi a livello internazionale.
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